In Italia numerose coppie preferiscono questa forma di vita in comune al matrimonio. Si tratta di un fenomeno nuovo per il nostro Paese, mentre in altri Paesi, soprattutto quelli scandinavi, è una realtà ormai consolidata.
In Italia la convivenza non è, al momento, disciplinata da nessuna legge specifica. Ciò vuol dire che la situazione delle coppie di fatto spesso è vaga e confusa e i due partner rischiano di vedersi negati alcuni diritti fondamentali, di seguito elencati.
se uno dei due partner ha bisogno di un intervento medico urgente e rischioso, l’altro non può autorizzarlo, visto che non figura come parente.
Il convivente non può chiedere permessi di lavoro se il partner si ammala.
Il convivente che collabora all’impresa dell’altro non ha nessun diritto. Meglio, quindi, premunirsi con un regolare contratto di società o di lavoro dipendente.
Se la convivenza termina, il convivente in stato di bisogno non ha diritto a nessun sostegno economico da parte dell’altro.
Se dalla convivenza sono nati dei figli e questi sono ancora minorenni nel caso in cui la convivenza cessi, l’affidamento è stabilito in base al criterio dell’interesse del minore. Se vi è disaccordo, l’affidamento è deciso dal tribunale per i minorenni. Anche dopo la cessazione della convivenza, il genitore ha l’obbligo di mantenere il figlio che conviva con l’altro partner.
In caso di maltrattamenti di un convivente nei confronti dell’altro si configura il reato di maltrattamenti in famiglia.
Se cessa la convivenza, il proprietario o l’intestatario del contratto d’affitto ha diritto a restare nell’abitazione, salvo un diverso accordo tra le parti. Tuttavia non è lecito “cacciare” l’altro convivente e ogni contrasto dovrà essere risolto dal giudice.
Se uno dei due conviventi muore e l’appartamento era di sua proprietà, quest’ultimo spetta agli eredi legittimi del defunto. Il convivente potrà continuare ad abitarlo solo se l’altro ne aveva disposto con testamento in suo favore; se invece la casa era in locazione, il convivente ha diritto di subentrarvi nel contratto.
Al fine di tutelare le unione naturali, in alcuni Comuni d’Italia è stato istituito il registro delle unioni civili. Per ora non sono molti i Comuni che hanno istituito tale registro. Tra gli altri ricordiamo: Empoli (il primo, nel 1993), Tarquinia, Milano, Pisa, Voghera.