L’antiproibizionismo è una corrente politica che contrasta le limitazioni delle libertà personali (proibizionismo) operate per via legislativa.
Il principale campo di influenza del pensiero antiproibizionista, sebbene non l’unico, è quello della droga. In tale settore la contrapposizione a livello politico è tra i sostenitori della proibizione, ossia la messa al bando del consumo, e i sostenitori della legalizzazione o della liberalizzazione. Per gli antiproibizionisti, inoltre vietare è uno stimolo e un favoreggiamento dell’illegalità e della criminalità organizzata, come è avvenuto, ad esempio, durante il proibizionismo delle bevande alcoliche negli Stati Uniti, o in Italia dopo la chiusura delle case di tolleranza o le leggi proibizioniste sulle droghe.
Un’ala più radicale è a favore della liberalizzazione delle sostanze, concetto attraverso cui si intende la assoluta libertà di commercio senza vincoli legislativi che non riguardino anche altri mercati, come per esempio quello alimentare. In questo sistema quello che adesso è chiamato spacciatore sarebbe un venditore al dettaglio, mentre il narcotrafficante sarebbe un grossista.
Più moderata la posizione di chi è favorevole alla legalizzazione delle sostanze. Vi sono i sostenitori di un percorso graduale attraverso varie sperimentazioni secondo il modello svizzero, che dal 1992 attua la sperimentazione della somministrazione controllata di eroina e ha previsto la depenalizzazione del consumo di droghe; e chi richiede l’immediata legalizzazione posta sempre sotto il controllo dello Stato. Le droghe sarebbero distribuite nelle farmacie o drogherie dietro ricetta medica in caso di droghe pesanti o senza alcuna prescrizione nel caso della cannabis. Su questo fronte viene preso in considerazione anche il modello olandese dei coffee shop.