Le malattie neurologiche comprendono essenzialmente i disturbi che colpiscono il sistema nervoso centrale (sclerosi multipla, malattie cerebrovascolari, Alzheimer, Parkinson, epilessia, altre malattie eredodegenerative o patologie infiammatorie-infettive) e il sistema nervoso periferico (polineuropatie, miastenia, miopatie).
• ALZHEIMER E DEMENZE
SINTOMI
I sintomi iniziali, ad esempio difficoltà a ricordare e perdita delle capacità intellettive, possono essere così lievi da passare inosservati, ma col progredire della malattia, diventano sempre più evidenti e cominciano a interferire con le attività quotidiane e con le relazioni sociali. Le difficoltà pratiche nelle più comuni attività quotidiane, come vestirsi e lavarsi, diventano a poco a poco così gravi da determinare, col tempo, la completa dipendenza dagli altri. Per pazienti e familiari può essere molto utile rivolgersi ad un’associazione di pazienti, con cui confrontarsi anche per avere indicazioni sulla gestione pratica della malattia.
DIAGNOSI E PREVENZIONE
La diagnosi richiede un esame neuro radiologico: la TAC o una risonanza dell’encefalo. I più recenti studi hanno evidenziato che gli stessi fattori che favoriscono le malattie cardiovascolari, comportano anche un maggiore rischio per la malattia di Alzheimer: obesità, colesterolo alto e ipertensione sono fattori di rischio a cui bisogna prestare molta attenzione per evitare di sviluppare la malattia.
TERAPIA
Attualmente non esistono farmaci per curare la malattia, ma solo alcuni che possono favorire un arresto temporaneo della progressione dei sintomi.
• MORBO DI PARKINSON
SINTOMI
Questa malattia é caratterizzata da tre sintomi classici: tremore, rigidità e lentezza dei movimenti, ai quali si associano disturbi di equilibrio, atteggiamento curvo, impaccio all’andatura, e molti altri disturbi definiti secondari perché meno specifici e non determinanti per porre una diagnosi. Il sintomo principale è il tremore, di solito visibile alle mani. Un altro malessere spesso riferito dalle persone con Parkinson é il “tremore interno”: una sensazione avvertita dal paziente ma non visibile all’esterno, fastidiosa ma non pericolosa.
Negli stadi avanzati della malattia possono verificarsi episodi di blocco motorio improvviso (“freezing”, come un congelamento delle gambe) in cui i piedi sembrano incollati al pavimento. Seguono un impaccio nei movimenti, che determina un rallentamento nell’esecuzione dei gesti e difficoltà nei passaggi da una posizione a un’altra, quali ad esempio scendere dall’automobile, girarsi nel letto o anche solo vestirsi. Come conseguenza vi sono anche: una minore espressività del volto, dovuta ad una riduzione della mimica facciale che normalmente accompagna le variazioni di stato d’animo e anche una modificazione della grafia, che diventa più piccola. L’alterazione della postura determina un atteggiamento curvo, , dovuto al sommarsi alla difficoltà di movimento e alla rigidità Con l’avanzare della malattia si instaura una curvatura del collo e della schiena, che può diventare definitiva. Si verificano inoltre problemi di equilibrio.
In presenza di alcuni di questi sintomi è utile rivolgersi senza indugio ad un medico per un approfondimento, a questo link alcune informazioni per vivere con maggiore consapevolezza e serenità il momento della diagnosi.
TERAPIA
I farmaci che vengono usati per il Parkinson tendono ad aumentare i livelli di dopamina prodotti nel cervello. La terapia prevede l’uso di molecole combinate variamente fra loro in diversi schemi terapeutici. La principale è costituita dalla Levodopa, un precursore della dopamina che ha rivoluzionato la storia di questa malattia, rivelandosi un medicinale “salvavita”. A questi si sono progressivamente aggiunti negli ultimi anni farmaci antivirali capace di stimolare la sintesi e il rilascio di dopamina, spesso usati in maniera alternata per ridurre gli effetti collaterali che in una terapia così prolungata inevitabilmente tendono a manifestarsi. Per scoprire più informazioni sui più recenti progressi.
• EPILESSIA
CAUSE
Le crisi epilettiche sono favorite da fattori che aumentano l’eccitabilità elettrica delle cellule nervose e abbassano la naturale soglia alla loro scarica spontanea. Questo fenomeno può essere causato ad esempio dall’uso o dalla sospensione improvvisa di certi farmaci, dall’utilizzo di droghe o dall’eccessivo consumo di alcol, da febbre, deficit di sonno e infine da fattori genetici e metabolici. Si parla di epilessia primaria quando gli esami diagnostici non rivelano cause per crisi epilettiche ripetute. Nella gran parte dei casi è infatti dovuta a fattori genetici e metabolici ancora sconosciuti, e si manifesta in età infantile o adolescenziale, con conseguenti problemi riguardo la frequenza scolastica. La gran parte delle epilessie secondarie si manifesta invece dopo i 40 anni, in seguito a tumori, traumi e/o emorragie cerebrali, ischemie , trombosi dei seni cerebrali venosi, malformazioni vascolari, e malattie infiammatorie del cervello come vasculiti, meningiti, encefaliti o sclerosi multipla.
DIAGNOSI
Per la diagnosi di epilessia è necessaria un’accurata valutazione dei sintomi e della storia clinica. L’elettroencefalogramma (EEG) è un’analisi fondamentale perché in grado di rilevare le alterazioni elettriche, spesso molto indicative, che possono essere presenti anche in assenza di sintomi. Al di fuori delle crisi però possono non manifestarsi, pertanto un EEG normale non esclude la diagnosi di epilessia. Altri esami diagnostici comprendono la risonanza magnetica o TAC cerebrale e test di laboratorio.
TERAPIA
I farmaci antiepilettici impediscono gli attacchi ma non eliminano la causa. La terapia deve tenere conto della situazione e delle esigenze individuali del paziente. Non va iniziata dopo una prima e singola crisi o senza che sia accertata una causa dell’epilessia che renda probabile crisi ripetute. La scelta del farmaco deve considerare il tipo di episodi e la sindrome, la durata della terapia e i possibili effetti collaterali È importante iniziare con un dosaggio basso che va gradualmente aumentato per trovare la minima dose sufficiente a controllare le crisi.
Se hai domande sull’epilessia, qui puoi trovare un approfondimento.
• ICTUS
Si manifesta solo nella parte destra o nella parte sinistra del cervello. Anche i sintomi di conseguenza sono spesso lateralizzati e includono: perdita di sensibilità o paralisi di un lato del corpo o del viso, scomparsa della vista, visione sdoppiata, difficoltà del linguaggio o nella articolazione delle parole, vertigini, vomito e incoscienza. Si possono verificare varie combinazioni di questi sintomi o magari uno soltanto; se l’ischemia avviene in un territorio cerebrale meno sensibile può anche non causare sintomi e passare inosservata. Nella maggior parte dei casi l’ictus causa danneggia permanentemente il tessuto nervoso, con la conseguente lesione a lungo termine, migliorabile durante la terapia riabilitativa in quanto altre regioni cerebrali possono attivarsi per sostituire parzialmente la funzionalità persa. In altri casi, o quando siano possibili interventi farmacologici precoci, il flusso sanguigno si ristabilisce entro poco tempo, permettendo la sopravvivenza del tessuto nervoso. Una caratteristica importante di tutti i sintomi da ictus acuto è la loro manifestazione improvvisa. L’ictus è quasi sempre conseguenza di una patologia cronica del sistema cardio-circolatorio, come ipertensione arteriosa, arteriosclerosi o una patologia cardiaca, e può avvenire per la chiusura spontanea di un vaso arteriosclerotico oppure per coaguli (trombi) che si formano nel cuore o sulle pareti arteriosclerotiche e che si distaccano, bloccando l’apertura del vaso (tromboembolia)
PREVENZIONE
Dopo che si è manifestato l’ictus le possibilità di intervenire sono limitate, ma la prevenzione in generale, o per scongiurare un secondo ictus, deve essere attuata. Gli obiettivi principali sono quelli di evitare e controllare l’arteriosclerosi, tramite le stesse regole che valgono per l’infarto cardiaco: non fumare; eseguire un test per l’ipertensione e un eventuale diabete; intervenire sull’obesità tramite esercizio fisico, diagnosticare aritmie cardiache con l’elettrocardiogramma. In particolare, la fibrillazione atriale rappresenta un fattore di rischio rilevante: ogni anno in tutto il mondo l’ictus dovuto a questa causa colpisce circa tre milioni di persone, una ogni 12 secondi. La prevenzione può prevedere anche l’utilizzo di farmaci antiaggreganti e anticoagulanti.
Cefalee
I sintomi della cefalea in quasi tutti i casi sono molto caratteristici e da soli permettono la diagnosi. Conoscere la malattia permette di intervenire subito e curarla al meglio. Per quanto riguarda l’emicrania, circa il 10% dei pazienti soffre di disturbi agli occhi, come ad esempio oscuramento della vista o linee scintillanti. Sono frequenti anche alterazioni della sensibilità con formicolii; raramente possono manifestarsi sintomi neurologici più importanti, come difficoltà del linguaggio, debolezza muscolare, vertigini e problemi della coordinazione motoria. Il dolore, pulsante e spesso situato in un lato della testa, è aggravato dall’attività fisica e accompagnato da un senso di stanchezza, ipersensibilità alla luce e ai rumori, nausea e vomito.
DIAGNOSI
Per una corretta diagnosi di tutte le cefalee è necessaria una precisa analisi dei sintomi riferiti come, ad esempio: frequenza della cefalea, localizzazione esatta del dolore, durata, tipo, presenza di altri segni clinici associati (nausea) oppure lacrimazione. Anche le circostanze in cui si manifesta l’attacco sono da valutare attentamente. Inoltre è bene assicurarsi, tramite una visita specifica, che lo stato clinico-neurologico sia normale. Una TAC o una risonanza magnetica cerebrale possono rivelarsi utili per escludere cause intracraniali secondarie. A questo link un’indicazione dei centri di riferimento.
TERAPIA
Per la terapia dell’attacco acuto sono disponibili vari farmaci, come gli analgesici e gli antinfiammatori.
La prognosi dell’emicrania è buona, in quanto essa dimostra una tendenza spontanea alla remissione dopo i 50 anni.