LE SOSTANZE
Alcool:
Vino, Distillati, Birra, Spumanti, Alcol pops (Sono bevande alla frutta mescolate a superalcolici)
Il fatto che l’alcol sia legale non lo esclude dalla categoria droghe, ed è proprio il fatto che in Italia, in special modo, ci sia una tradizione millenaria di consumo e di produzione di alcolici ci spinge ad essere più preoccupati per come si consuma una sostanza che viene percepita come innocua mentre innocua non è.
COS’È
Si presenta sempre sotto forma di bevanda; una cultura millenaria ha fatto sì che si produca e consumi in migliaia di forme e occasioni. Derivato generalmente da fermentazione o distillazione, il contenuto del principio attivo è indicato in gradi.
EFFETTI RICERCATI
Sensazione di ebbrezza e leggerezza, aumento della loquacità. Maggiore attitudine alla socievolezza, allegria.
RISCHI
Si rischiano gastriti, ulcere, epatiti, cirrosi; si stima che l’alcol in Italia causi migliaia di decessi l’anno (considerando cirrosi, tumori, incidenti stradali e suicidi). Produce dipendenza, fisica e mentale, dopo un periodo di abuso prolungato (ci si arriva più facilmente di quanto si pensi). È possibile allora che al mattino si avvertano sintomi di mancanza della sostanza, tremori alle mani e della lingua, crampi, nausea; ansia, irritabilità; questi sintomi scompaiono dopo l’assunzione di bevande alcoliche.
SOCIALMENTE
Essendo legale, l’alcol è la droga che, con caffeina e nicotina, vediamo e usiamo con più facilità e frequenza; in molti riti sociali (dall’aperitivo serale al matrimonio) la sensazione di disinibizione, empatia e calore provocata dagli alcolici viene utilizzata come facilitatore delle relazioni sociali.
La scoperta degli alcolici si accompagna spesso alla sorpresa di agire una personalità diversa. L’abuso di alcol, determinato sia dalla quantità che dalla frequenza d’uso, porta spesso a non percepire i danni sociali che questa abitudine può provocare.
Spesso si diviene petulanti o scocciatori, violenti e litigiosi, sbruffoni o piagnoni, rovinando amicizie, amori e matrimoni.
Il bevitore acquisisce velocemente l’abitudine, e se non si dà una regolata diviene facilmente dipendente.
Percepisce la propria capacità di sopportare le bevande alcoliche come molto alta, ma in realtà dopo poche assunzioni rischia di perdere il controllo di sé, combinando spesso un mare di problematiche sia a se stesso che agli altri.
PRECAUZIONI
In primo luogo sottolineiamo la difficoltà di controllare gli effetti dell’alcol, soprattutto se non si ha la consapevolezza di doverli controllare. Anche nelle esperienze quotidiane si può facilmente distinguere il tipico alticcio, che appare con le caratteristiche da «EFFETTI ricercati», dall’ubriaco perso che diventa petulante, noioso, aggressivo ecc…
La prima precauzione, come sempre, è la moderazione. Andare troppo oltre non è una brillante idea: finire la sera a vomitarsi sulle scarpe è già un po’ troppo oltre. Quando si beve è bene accompagnare con del cibo. È bene anche fare molta attenzione ai superalcolici e alle alcool pops, bevande alla frutta mixate con superalcolici.
Le distorsioni percettive dell’ubriaco sono intense, la sensazione di pericolo e di velocità ridotta. L’alcol causa migliaia di morti e di menomati permanenti ogni anno.
Riflettete sul fatto che non solo potete danneggiare voi stessi, ma anche chi da voi si fa accompagnare, o chi ha la sfortuna di incontrarvi sulla strada.
Chi ha bevuto molto non deve fidarsi della sensazione di essere in grado di gestire la situazione: soprattutto non deve guidare veicoli. Attenzione!! La dose massima consentita equivale a circa 2 bicchieri di vino… quindi basta poco per finire nei guai (ritiro patente, punti che se ne vanno…). Non salite su un’auto guidata da una persona ubriaca.
Attenzione a non mescolare diversi tipi di alcolici e a non mescolare alcolici con altre droghe: gli effetti non sono sempre prevedibili e desiderabili, e aumenta solo il rischio di stare male.
Allucinogeni
Trip, Cartoni, Funghetti, Acidi, LSD…
COSA SONO
Sotto la categoria allucinogeni troviamo una serie di sostanze anche difformi tra loro, ma che possiamo unificare per i loro effetti simili. Fin da tempi remoti sono stati ritualmente utilizzati nello sciamanesimo per entrare in contatto con lo Spirito; sono state introdotte in Occidente soprattutto dopo gli anni Sessanta.
I funghi di psilocibina sono lunghi funghi scuri che, con il deperimento, tendono a scurirsi ulteriormente, fino a diventare bluastri.
Il Peyotl è un cactus con vari principi attivi, tra cui la mescalina, diffuso in Centro America: si consuma in forma di bottoni freschi o secchi.
L’LSD è un prodotto di sintesi che viene commercializzato sotto forma di pillole di varie dimensioni, di francobollini o zollette di zucchero. La composizione del prodotto è sempre varia e incerta, così come i dosaggi variano da tipo e stato di conservazione, al punto da far nascere la credenza che esistano diversi tipi di LSD.
In realtà l’LSD è unico ma con diversi tagli (anfetamine, ecstasy , stricnina ecc…): i tagli influenzano fortemente gli effetti, in particolar modo il down finale. Gli allucinogeni non producono assuefazione, ma generano una fortissima tolleranza: cioè la stessa sostanza, assunta a distanza di pochi giorni, non fa più effetto.
Le notizie che seguono sono da considerarsi valide per gli allucinogeni in genere, anche se durata, effetti specifici e forme di assunzione variano da sostanza a sostanza.
EFFETTI RICERCATI
Non esistono veri e propri effetti ricercati perché l’esperienza è fortemente soggettiva, imprevedibile e caotica, varia a seconda del contesto, delle personalità coinvolte e dello stato d’animo nel momento dell’assunzione della sostanza.
Si riscontrano, comunque, in quantità e secondo modalità diverse: confusione percettiva e cognitiva, impossibilità a compiere le azioni, anche più banali e di routine, perdita del senso del tempo, difficoltà a distinguere tra reale e immaginario, ansia…
Forti sensazioni e immagini di terrore e/o beatitudine.
La durata dell’esperienza varia dalle quattro alle dodici ore; è possibile che anche dopo alcuni mesi si abbiano flashback. Può capitare, cioè, che l’esperienza psichedelica si ripresenti, improvvisamente, di fronte a uno stimolo visivo (per esempio incrociare i fari di una macchina che viaggia in senso opposto).
RISCHI
Durante l’esperienza possono verificarsi attacchi di panico.
L’uso prolungato può provocare psicosi che a volte permangono a lungo.
Strutture di personalità fragili o particolarmente vulnerabili possono rimanere gravemente squilibrate per moltissimo tempo, fino ad arrivare a danneggiare permanentemente l’equilibrio psichico.
I casi di morte che si sono verificati sotto l’effetto di LSD sono stati causati da azioni incontrollate dovute all’alterata percezione della realtà circostante.
Se assunti da persone immature o vicine all’adolescenza, ci sono forti rischi di influenze negative nello sviluppo del pensiero consapevole e della concezione del mondo. Le esperienze di gruppo con gli allucinogeni spesso alterano la vita delle persone; spessissimo cambiano, in modo imprevedibile, la relazione e l’amicizia tra le persone che vi hanno partecipato.
L’uso prolungato e frequente di allucinogeni rischia di emarginare in una realtà separata dal reale.
PRECAUZIONI
Crediamo che tra i giovani vi sia un po’ di confusione tra ecstasy e LSD. Ciò spinge a volte a utilizzare trip in discoteca oppure in situazioni di folla e di confusione (rave-party, concerti, stadio…) esponendosi così a rischi ancora più elevati. Immaginatevi, infatti, di prendere una sostanza di questa «potenza» (vedi le parti su effetti e rischi) in una situazione tipo discoteca: un sacco di gente che vi spinge e vi sta addosso, luci e musica da paura… e voi che a un certo punto cominciate ad avere allucinazioni neanche delle più belle… non vi sentite un gran che bene… eppure non c’è un posto dove stare tranquilli… troppa gente, troppo casino… dove andare? che fare?
In più ’sta roba non dura mica mezz’ora, anzi… sono ORE e ore così… per farla breve, ci sembra veramente troppo rischioso.
Insomma, è sconsigliabile assumere in modo superficiale e poco prudente sostanze che modificano la mente; quello che rischiate, infatti, è un bene prezioso: la vostra intelligenza e la vostra visione del mondo.
Chi comunque sia in procinto di farne egualmente uso, dovrebbe perlomeno prendere alcune importanti precauzioni: essere sicuro e tranquillo nel fare l’esperienza, scegliere persone già conosciute e con le quali si è in sintonia; fare in modo che sia presente una persona non sotto l’effetto delle sostanze che abbia già provato questo genere di esperienza e che possa intervenire in caso di necessità. Attenzione: se l’allucinogeno è naturale e non sintetico non è valutabile a priori la quantità di principio attivo presente.
In caso si assumano bottoni freschi o secchi di Peyotl, bisogna mettere in conto la possibilità di avere una forte nausea seguita spesso da vomito: sarebbe meglio digiunare nelle ore precedenti l’assunzione.
Una delle paranoie più frequenti è la paura che non finisca l’effetto e di non riuscire a tornare normali. La percezione del tempo è bizzarra e si rischia di fare una brutta esperienza.
È una buona idea scegliere un luogo in cui si è sicuri di non avere imprevisti e di non fare incontri indesiderati, scegliere un periodo di tempo in cui non si hanno impegni o cose importanti da fare, anche per le 24 ore successive.
È assolutamente sconsigliato mischiare con altre sostanze o con alcolici.
Vale la pena aspettare almeno due ore prima di decidere che la sostanza assunta non ha fatto effetto, e comunque non bisogna raddoppiare i dosaggi. È sconsigliato guidare e fare attività che possano essere pericolose per almeno 24 ORE. Tra un’esperienza e l’altra dovrebbe trascorrere qualche mese.
Anfetamine
Anfe, Speed…
COSA SONO
Stimolanti chimici simili all’adrenalina (ormone naturale prodotto dall’organismo in caso di stress, sforzo fisico o intensa emozione come la paura). Sono presenti sul mercato illegale sotto forma di pasticche o, più raramente, in polvere; in questo secondo caso l’assunzione avviene via endovena (modalità che presenta maggiori rischi) o sniffandola.
A causa della loro proprietà di ridurre l’appetito, sono contenute in molti farmaci contro l’obesità e la bulimia. Molto spesso le anfetamine sono presenti come sostanze da taglio in compresenza di LSD o di ecstasy; in molte occasioni sono spacciate come ecstasy o acidi (LSD).
EFFETTI RICERCATI
Aumento della capacità di attenzione e di vigilanza, abolizione della necessità di dormire, scomparsa di appetito e della stanchezza, facilità di parola, sensazione di potenza.
Se assunte per via endovenosa: violenta sensazione di calore, sensazione di onnipotenza, parlantina esagerata, iperattività fisica.
RISCHI
Dopo l’effetto di esaltazione, segue una sensazione di spossatezza, irritabilità, depressione; la tentazione di prendere un’altra dose è molto forte: se si cede a tale spinta si corre il rischio di posticipare la fase depressiva ritrovandosela però amplificata. Inizia quindi una spirale fatta di aumenti di dosaggi, manie varie fra cui quella di persecuzione, ossessioni dovute anche alla mancanza di sonno che danno al dipendente da anfetamina un classico aspetto trasandato, allucinato e skizzato.
Dosi eccessive possono provocare coma, febbre, convulsioni; l’overdose può portare alla morte. Socialmente chi assume abitualmente anfetamina è spesso incapace di valutare correttamente le proprie capacità e i risultati delle proprie azioni: il comportamento diviene violento, viene azzerata la capacità autocritica e spesso si arriva all’isolamento e alla paranoia.
PRECAUZIONI
Per gli studenti
Bisogna tenere presente che la sensazione di studiare meglio è assolutamente illusoria e che le capacità di concentrazione e di memorizzazione non aumentano, ma anzi tendono a diminuire. Presentarsi a un esame con gli occhi a palla non è una grande idea.
Per aspiranti top model
L’utilizzo di anfetamine come dimagranti è stato ed è molto diffuso: i danni che è possibile riportare dal punto di vista fisico e mentale sono notevoli, e in fondo costa meno seguire una dieta prescritta da un medico. Se siete fissate, le anfetamine non faranno che aumentare le vostre fissazioni.
Per gli sportivi
Queste sostanze e i loro derivati sono utilizzati come doping nello sport in quanto inibiscono il senso di fatica e il dolore muscolare. È proprio questa loro caratteristica a rappresentare il maggior rischio per l’atleta che, non avvertendo i propri limiti fisiologici, può continuare a forzare la propria attività fino a procurarsi gravi danni organici, come lesioni cardiache, spesso seguite da morte improvvisa. Sono noti anche casi di fratture ossee in atleti che, durante competizioni di resistenza e sotto l’effetto di anfetamine, non hanno avvertito alcun dolore.
Uso ricreativo
L’uso di anfetamine in contesti ricreativi è molto pericoloso per l’imprevedibilità delle reazioni e dell’intensità degli effetti.
La mescolanza con l’alcol è, per esperienza di chi ha provato, disastrosa: il comportamento diviene solitamente aggressivo e violento, il desiderio di parlare continuamente non facilita la socialità con gli altri.
In qualsiasi caso è bene porsi limiti precisi e inderogabili al tempo e alla dose da assumere: non è assolutamente il caso di considerare le anfetamine una non droga, si scherzerebbe con il fuoco. Chi comunque assume anfetamine è bene in ogni caso che si sforzi di mangiare e di bere.
Pensare di prendersi qualche sonnifero per riuscire a dormire è una pessima idea: mescolare sostanze può diventare un salto nel buio.
Cannabis
Hashish, Marijuana, Canna, Spinello, Cioccolato, Maria, SuperPolline…
COS’È
La cannabis o marijuana è una pianta originaria dell’Asia Centrale, ma ormai coltivata in tutto il pianeta. Le parti utilizzate con maggior principio attivo sono le infiorescenze e le foglie. Le sue varietà sono tantissime, mentre i suoi derivati sono l’olio (distillazione delle foglie) e l’hashish (ottenuto dall’impasto della resina della pianta con grasso animale o miele).
Questa sostanza si assume solitamente fumandola, ma la si può anche ingerire abbinata con dei cibi o sotto forma di infuso (tè).
EFFETTI RICERCATI
Aumento delle percezioni sensoriali, specie nelle attività ricreative (musica, pittura, discorrere tra amici…), dilatazione del tempo trascorso. Gli effetti sono quasi immediati: fumandola raggiungono il massimo dopo trenta minuti e cominciano a diminuire dopo un’ora; svaniscono dopo tre. Di solito si registra anche un aumento irrefrenabile dello stimolo della fame, occhi arrossati e problemi di salivazione.
Se ingerita sotto forma di tè, torte o altri alimenti, l’effetto inizia dopo circa tre quarti d’ora se si è a stomaco vuoto, due ore se a stomaco pieno; l’effetto dura dalle sei alle dodici ore e risulta molto più forte.
È praticamente impossibile un controllo della quantità ingerita: l’utilizzo in queste forme è quindi sconsigliato.
RISCHI
Gli effetti sull’apparato respiratorio sono paragonabili a quelli causati dal tabacco (vedi la scheda sulla nicotina); in pratica i danni di una canna si possono equiparare a quelli di quattro sigarette; il fumo, per l’assenza del filtro, è più caldo, viene trattenuto più a lungo e aumentano così i rischi di malattie polmonari. Il sistema immunitario risulta depresso come nel caso d’uso d’alcol o tabacco. Con dosi elevate si possono verificare effetti spiacevoli e indesiderati come manie di persecuzione o piccole paranoie. Sul piano fisico queste ultime possono accompagnarsi a sintomi come tachicardia, mal di testa o senso di pesantezza. Frequentemente questi problemi sono più evidenti nel caso in cui si sia scelto di ingerirla attraverso cibi o bevande.
Una serie di ricerche statunitensi, inglesi e canadesi non hanno rilevato danni permanenti cromosomici o ai tessuti cerebrali.
SOCIALMENTE
La cannabis provoca un’intensificazione della percezione dei rapporti con gli altri: maggiore solidarietà in un gruppo nel quale state bene, paranoia se state con gente che già non vi piaceva prima.
La cannabis ha inoltre un effetto disintegratore dei rapporti formali e gerarchici: i rapporti imposti dalle convenzioni vengono mal sopportati.
Da quanto sopra è deducibile il pericolo rappresentato dall’utilizzo della sostanza in situazioni in cui i rapporti siano appunto di lavoro, di studio o comunque di impegno e non di tipo ricreativo. L’impressione che si studi meglio dopo aver fumato è falsa; in realtà si tende a divagare e a non considerare l’impegno come inderogabile: si rischia così di combinare casini.
Non è stata dimostrata l’esistenza di una sindrome amotivazionale (Sindrome caratterizzata da mancanza di interesse per la vita), apatia e passività conseguente all’uso o all’abuso di cannabis. È peraltro vero che si rischia di non valorizzare o non gustare la vita da «regolari» e di cercare di vivere i momenti ricreativi sempre «fumati», in particolar modo se si appartiene a un gruppo in cui si fuma spesso.
PRECAUZIONI
Questa sostanza, pur rientrando tra quelle droghe definite leggere, ha comunque bisogno di alcuni accorgimenti e attenzioni. Se lo scopo di chi fuma è socializzare meglio con gli altri, non lo si otterrà certamente aumentando il dosaggio: si verificherà, invece, il contrario. Ciò perché, a dosi elevate, si rischiano maggiormente gli effetti negativi di cui sopra, e si ha comunque una sensazione di sonnolenza e di abbiocco.
Nel caso di forti dosi, è facile sentirsi male con una sindrome detta in gergo «collasso»: si diventa pallidi, si suda freddo, si hanno capogiri e nausea; insomma, si sta parecchio male. In questo caso lasciare calmo chi sta male. Se si vuole sdraiare, aiutatelo a coricarsi molto lentamente; non aumentate il malessere con un’apprensione eccessiva e appena è possibile fategli bere acqua con un poco di zucchero. Aspettate un’oretta.
Se si usa cannabis in forme diverse dal fumo, è opportuno non ingerirne dosi massicce, perché una volta all’interno dell’organismo non la si potrà più eliminare; se invece la cannabis viene fumata, ai primi disturbi si può smettere.
Una piccola percentuale di popolazione risulta ipersensibile alla cannabis e può andare incontro a brutte esperienze: quindi è consigliabile una forte cautela nei dosaggi per chi utilizza la sostanza per la prima volta.
Cocaina
Bamba, Coca, Neve, Barella
COS’È
La cocaina è un composto chimico derivato dalla coca, una pianta che si coltiva prevalentemente in America del Sud.
Dopo la raffinazione chimica, si presenta generalmente in polvere , cristallina bianca e inodore. Viene assunta per via nasale, fumata o iniettata.
EFFETTI RICERCATI
Euforia, allegria, sensazione di benessere, sicurezza e fiducia; molta voglia di parlare, muoversi e camminare. Sensazione di essere «giusti», aumento del desiderio sessuale. L’effetto è immediato e dura tra i quindici e i venti minuti.
Abuso e intossicazione
La cocaina agisce sulla corteccia cerebrale e sui sistemi che nel nostro cervello regolano la memoria, l’appetito, i sentimenti e il sonno.
Chi la usa rischia di perdere nel giro di poco tempo il controllo di sé e del consumo della sostanza. Passato l’effetto, infatti, ci si sente spesso stanchi, privi di energie e depressi: si avverte quindi nuovamente l’esigenza di assumere la sostanza.
Questa dipendenza psicologica si rafforza velocemente con l’aumento dei dosaggi e della frequenza di assunzione, fino ad arrivare a una dipendenza totale.
RISCHI
L’abuso provoca stress, intossicazione, vita disordinata, alimentazione scarsa e poco oculata: porta quindi a un danneggiamento consistente della salute mentale e fisica.
Si comincia spesso con cambiamenti di umore frequenti e repentini fino a insonnia, irritabilità, dimagrimento, bronchiti, danni al sistema circolatorio (infarti), decadimento delle facoltà mentali, danni alla fertilità; si giunge a deliri, psicosi e seri danni al sistema nervoso centrale.
Le crisi depressive portano inoltre spesso ad associare altre sostanze come alcol o psicofarmaci, in un maldestro tentativo di automedicazione: si causano così ulteriori danni alla propria vita sociale.
L’uso prolungato per via nasale può provocare danni alla mucosa con possibilità di perforazione del setto. Socialmente chi assume cocaina è spesso incapace di valutare correttamente le proprie capacità e i risultati delle proprie azioni: il comportamento diviene violento, viene azzerata la capacità autocritica e si arriva all’isolamento e alla paranoia molto più spesso di quanto si creda. L’overdose porta alla morte per paralisi respiratoria.
PRECAUZIONI
Se avete letto quanto sopra, avrete capito che la coca è una sostanza molto pericolosa. Inoltre è una delle droghe più tagliate, con aggiunta di altre sostanze dannose alla salute.
In ogni caso chi consuma deve evitare di guidare e di mettere in pericolo la propria o l’altrui vita.
Attenzione alla frequenza e ai dosaggi: può infatti diventare una discesa ripida e veloce. Le mescolanze con altre sostanze devono essere assolutamente evitate.
Negli ultimi tempi ragazzi sempre più giovani raccontano di «basare», cioè aspirare i fumi della cocaina attraverso un particolare procedimento. Questa pratica è sicuramente molto pericolosa, per l’effetto più intenso e per il bisogno sempre più forte di assumerne ancora: è molto facile diventarne dipendenti e i rischi che si corrono sono ancora più alti di quelli della cocaina in polvere.
L’associazione cocaina-eroina dà vita a un cocktail micidiale, chiamato speed-ball, di grande intensità e minima durata. In questi casi, troppa cocaina può potenziare gli effetti depressivi dell’eroina sulla respirazione e aumentare il rischio di arresto del respiro e quindi di morte.
La cocaina genera un comportamento compulsivo (azione istintuale, immediata e irrefrenabile); se si è stati dipendenti, anche a distanza di ANNI la vista di cose o oggetti che ricordino la coca può fare scattare un improvviso desiderio incontrollabile. Va inoltre notato che l’assunzione di seppur piccole quantità, anche dopo un lungo periodo di astinenza, riporta la situazione a livelli di intossicazione molto alta.
Ecstasy
Cala, Pasta, Pillolo, E, Chicca
COS’È
L’ecstasy (o Mdma) è un composto sintetico, generalmente commercializzato in pillole, capsule o liquido, raramente in polvere. Si tratta di un derivato delle anfetamine e appartiene alla famiglia chimica delle fenetilamine.
EFFETTI RICERCATI
Gli effetti sono soggettivi e risentono molto dell’ambiente in cui viene assunta la sostanza. In genere vengono descritti come una sensazione di «giustezza», l’universo è bello e buono, pace e gioia diffusa, il quotidiano si trasforma in affascinante e interessante. Sintonia con l’altro, rimozione delle barriere emotive e comunicative, facilità di parola.
Intensificazione delle percezioni sensoriali.
RISCHI
Provoca un sensibile aumento della pressione sanguigna, pertanto se ne sconsiglia l’uso soprattutto a persone con problemi cardiaci, renali o epatici e con pressione alta.
Sono segnalate morti di persone che assumevano contemporaneamente farmaci antidepressivi contenenti MAO inibitori. Comunque, chi assume antidepressivi non è il caso che si complichi la vita con altri stress.
Sono stati segnalati disturbi e aggravamenti dello stato di salute in persone con asma, diabete, epilessia, psicosi. In generale vale quanto segue: chi non sta bene, fisicamente o psicologicamente, non assuma ecstasy (e altro) in nessun caso.
Surriscaldamento e disidratazione
Il surriscaldamento è il rischio maggiore che si corre con l’ecstasy.
L’ecstasy, infatti, viene consumata per lo più in discoteca. Qui il tempo scorre veloce, ci si muove parecchio e si perdono molti liquidi, ci si disidrata. Così si rischia molto, in special modo se si consuma contemporaneamente anche alcol che favorisce ulteriormente la disidratazione; surriscaldamento e innalzamento della pressione sopra la soglia di allarme possono portare a collasso cardiocircolatorio, blocco renale e trombosi.
Per tutto questo è opportuno bere molto e soprattutto non alcolici; in alcuni casi la disidratazione ha portato alla morte.
Dosaggio
La forma in cui l’ecstasy viene venduta non consente di identificare correttamente il dosaggio: il contenuto di una pillola è verificabile solo in laboratorio.
In alcuni casi sono stati segnalati tagli di LSD, anfetamine , morfina.
Gli effetti dei tagli sono molto diversi e imprevedibili.
Il dosaggio di principio attivo, anche quando si tratta di sostanza non tagliata, varia molto: dai 60 ai 160 mg per pillola.
Con dosi superiori ai 175 mg si corrono maggiori rischi e l’esperienza non migliora: diventa più speed e violenta e meno estatica.
Il dosaggio medio in rapporto al peso corporeo dovrebbe essere di 2 mg per kg. Per una persona di 60 kg è dunque di 120 mg.
Gli effetti raggiungono il culmine dopo circa un’ora e permangono per quattro-otto ore; è possibile che nei giorni successivi non ci si senta del tutto «regolari». I super dosaggi possono produrre effetti secondari indesiderati senza incrementare quelli piacevoli.
Alcuni consumatori giunti al culmine degli effetti della prima pastiglia, ingeriscono un’altra metà dose per prolungare l’esperienza; superare questa quantità può provocare: tachicardia, sudorazione eccessiva, capogiri, irrequietezza, svenimenti, crampi, attacchi di panico.
Se si verificano questi sintomi è bene sedersi, rilassarsi, bere acqua o succhi di frutta; se i sintomi non scompaiono o si hanno svenimenti e/o disturbi visivi bisogna ricorrere al più presto a un soccorso medico (numero 118 gratuito dal cellulare e anonimo per chi chiama).
Brucia il cervello?
L’ecstasy causa modificazioni nel cervello, ma le notizie sui danni sono ancora contraddittorie. In esperimenti condotti su ratti, cavie e primati non UMANI, sono emerse evidenze a sostegno della ipotesi di un danno anatomico sia al sistema della serotonina (Neurotrasmettitore che regola il sonno e l’umore) che a quello della dopamina, due sostanze chimiche che nel nostro cervello trasmettono i segnali da una cellula nervosa a un’altra.
I dati ricavati da esperimenti su animali non sono, tuttavia, direttamente riferibili all’uomo (per differenze di dosaggio e di via di somministrazione) anche se non si possono nascondere elementi di forte preoccupazione da parte di molti studiosi.
Se avete la tentazione di usare ecstasy spesso, sappiate che aumentate di molto i rischi di danneggiare il sistema nervoso.
Alcuni consumatori riferiscono di forti depressioni dopo l’esperienza, con casi di pulsioni aggressive verso gli altri o contro di sé, fino ad arrivare, in qualche caso, al suicidio
Sistema immunitario
Si segnala spesso un calo di resistenza alle malattie, soprattutto nei casi di uso assiduo.
Ciò in relazione allo stato di stress psicofisico e all’eccessivo affaticamento, alla disattenzione nei confronti dello stato fisico e dell’alimentazione.
SOCIALMENTE
In alcuni casi il desiderio di vivere in un mondo a parte può portarci a consumare dosi massicce di ecstasy, come di altre droghe, oltre ai limiti che ci saremmo altrimenti imposti.
I rapporti umani, compresi quelli sessuali, sono facilitati e desiderati, il pericolo di infezioni assolutamente non avvertito, i rapporti sessuali non protetti con sconosciuti non sono percepiti come pericolosi.
I giorni successivi l’assunzione possono essere caratterizzati da depressioni o stanchezza e il desiderio di riprovare diventa ossessivo; si rischia di vivere da zombie per tutta la settimana aspettando il sabato!
PRECAUZIONI
In merito al DOSAGGIO e alla composizione, è una buona idea raccogliere quante più informazioni possibili tra i consumatori che si conoscono: è fondamentale sapere cosa si sta ingoiando.
Chi consuma ecstasy deve sapere che i rischi del colpo di calore si riducono vestendo abiti ampi e comodi, bevendo molto e frequentemente acqua e succhi di frutta, riposandosi più spesso di quanto SEMBRI necessario. Di tanto in tanto è opportuno fermarsi, guardarsi in giro e riposare. È utile urinare molto, durante e dopo l’assunzione.
Le alterazioni serotoniniche possono essere ridotte se, nei giorni successivi all’assunzione di Mdma, si assumono antiossidanti, vitamina C e selenio.
È sempre consigliato mantenere uno stile di vita sano, mangiare cibo salutare, bilanciato e con molta frutta e verdura, dormire. È una buona idea mangiare prima dell’assunzione e assicurarsi di essere riposati.
Poco è meglio: non è il caso di arrischiarsi con dosaggi eccessivi, si paga di più di quanto si voglia ottenere. È pericoloso mischiare con altre sostanze, in particolare con anfetamine ed eroina : si arriva all’overdose e alla morte con più facilità. L’alcol riduce gli effetti dell’Mdma e la combinazione può produrre effetti indesiderati.
È stupido impegnarsi in gare rischiose; occhio alla guida di automezzi.
È importantissimo integrare l’esperienza con la vita reale e non vivere due vite separate.
Eroina
COS’È
Attraverso successive raffinazioni si ottengono dal papavero: oppio, morfina ed eroina. Si presenta come una polvere bianca o marrone spesso granulosa. Viene assunta per inalazione, iniettandola in vena o fumandola.
EFFETTI RICERCATI
Uno stato di benessere diffuso, la scomparsa di angosce e timori, l’annullamento del dolore fisico. Chi assume eroina ricerca in particolare il flash, una sensazione improvvisa e acuta di euforia, benessere e calore.
Dipendenza e intossicazione
Anche l’assunzione di poche dosi successive genera rapidamente una dipendenza fisica e psichica, richiede un aumento del dosaggio e genera crisi d’astinenza.
L’uso continuo provoca la scomparsa degli effetti piacevoli, fino ad arrivare all’assunzione per restare normale e combattere la crisi d’astinenza.
RISCHI E DANNI
Decadimento dello stato generale di salute.
Abbassamento delle difese immunitarie, carie e perdita di denti, flebiti, ascessi.
La vita diventa disordinata e stressante; manca la roba: PARANOIA; l’ho trovata: gioia (e questo più volte al giorno); l’alimentazione casuale e povera.
Nelle donne si osserva una diminuzione di fertilità e la scomparsa del ciclo mestruale; in gravidanza aumenta il rischio di aborto.
L’uso promiscuo di siringhe provoca la trasmissione del virus dell’epatite e dell’HIV. Non va comunque dimenticata la presenza significativa di tubercolosi e malattie veneree nella popolazione tossicodipendente. L’OVERDOSE porta alla morte.
SOCIALMENTE
L’unica cosa che interessa è farsi e tutti i soldi vanno a finire lì.
Chi assume eroina diviene rapidamente un emarginato e perde progressivamente tutti gli altri interessi; la necessità irrinunciabile dell’eroina porta a considerare gli altri soprattutto come una fonte di denaro, con assillanti ricerche di prestiti e furti anche ad amici e familiari.
Nelle fasi finali porta alla perdita di qualsiasi senso di rispetto e dignità facendo fare qualsiasi cosa pur di ottenere una dose: prostituzione maschile e femminile, inserimento in attività criminali «improbabili » e rischiose; quindi, pressoché fatalmente, il carcere.
Astinenza
Dopo otto ore dall’ultima dose compaiono ansia, sbadigli, sudorazione, lacrimazione, insonnia, vampate di calore alternate a sensazioni di freddo, crampi e dolori addominali; dopo trentasei ore spossatezza, aumento della pressione e della temperatura, tachicardia, respirazione rapida.
La crisi può protrarsi fino a dieci giorni; secondo alcune ricerche nei sei mesi seguenti si possono verificare insonnia, una sensazione imprecisata di malessere, depressione, irritabilità: tutti fattori che possono determinare ricadute.
PRECAUZIONI
Gestendo servizi per tossicodipendenti abbiamo visto tragedie e vite rovinate in quantità industriale e non possiamo che essere assolutamente certi della nocività del suo uso.
La scelta di provare diventa facilmente una scelta irreversibile che rovina la vita.
Chi assume eroina deve comunque evitare di usare siringhe già usate: può infatti contrarre l’AIDS, ma anche epatiti o altre malattie invalidanti.
Se si usa il limone per sciogliere l’eroina è bene accertarsi che non sia andato a male: può causare febbri e infezioni. Iniettare eroina è sempre pericoloso.
Se si va all’estero o si cambia zona può esserlo ancora di più, perché la percentuale di eroina potrebbe essere più alta di quella a cui si è abituati.
Rischi gravi si corrono dopo una disintossicazione, perché l’organismo è più sensibile all’eroina. Inoltre, se si assume alcol o farmaci anche una dose modesta può essere pericolosa.
L’uso di eroina fumata, per sedare gli effetti eccitanti e di down di altre sostanze, non va sottovalutato perché comporta gli stessi rischi.
Se qualcuno va in OVERDOSE, non scappate; chiamate il pronto soccorso (118), rimanete con lui, fatelo sdraiare su un fianco e non fatelo addormentare mentre aspettate. Se lo sapete, indicate ai medici o al personale dell’ambulanza che tipo di sostanza ha assunto. Nessuno vi creerà problemi se avete fatto il possibile per salvarlo.
Ketamina
Special k, Vitamina k, Ket, Purple…
COS’È
Anestetico generale utilizzato sia in medicina che in veterinaria.
Scientificamente è definito ANESTETICO DISSOCIATIVO, data la capacità di questa sostanza di separare la mente dal corpo provocando in alcuni casi allucinazioni, visioni mistiche, sensazione di entrare in un’«altra realtà».
Questa sostanza è presente sul mercato illegale sotto forma liquida, in fiale comunemente dette «spruzzi»: con un procedimento di riscaldamento viene trasformata in polvere per poi essere solitamente sniffata, oppure fumata, anche se c’è chi prova a iniettarsela direttamente in muscolo.
EFFETTI RICERCATI
Solitamente chi si avvicina a questo tipo di sostanza lo fa principalmente per due motivi.
Per un’esperienza psichedelica
L’uso di ketamina a dosi elevate porta a un’esperienza psichedelica molto forte. La più tipica è definita da alcuni addirittura «vicino alla morte»; si può arrivare ad avvertire, cioè, un’intensa sensazione di essere realmente morti e, dopo un distacco della mente dal corpo, sembra di fluttuare nell’ambiente circostante per poi tornare alla vita e alla LUCE attraverso un tunnel. Tutto ciò dura circa un’ora.
In questo caso la ketamina funge da anestetico. A dosi moderate, infatti, viene utilizzata per contrastare altre droghe più veloci prese nel corso di una serata: speed, anfetamina, coca… L’obiettivo è quello di evitare, quando è ora di tornare a casa, di «incotolettarsi» ovvero di passare ciò che rimane della notte a rivoltarsi nel letto.
RISCHI
Essendo una sostanza con un forte potenziale psichedelico, il rischio principale è quello di non riuscire a tornare più con i piedi per terra, creando in questo modo un distacco sempre più forte dalla realtà.
Superare un dosaggio minimo rischia di essere terribilmente pericoloso. Anche qui vale la pena ricordare che è sconsigliabile assumere in modo superficiale e poco prudente sostanze che modificano la mente. Quello che rischiereste, infatti, è un bene prezioso: la vostra intelligenza e la vostra visione del mondo.
Per personalità particolarmente fragili è ancora più reale il rischio di vere e proprie psicosi, legate al viaggio e ai fantasmi che a volte si incontrano. Inoltre, un uso continuato della ketamina porta anche ad alcuni disturbi fisici, come difficoltà nella digestione e nell’urinare, oltre che a problemi di memoria.
È estremamente pericoloso usare ketamina contemporaneamente ad altre sostanze (alcol, barbiturici, eroina): si rischia un collasso cardiorespiratorio.
Spesso durante e dopo l’utilizzo vi è un forte senso di nausea, alcuni consigliano di non mangiare per alcune ore prima e dopo l’assunzione.
Dal momento che questa sostanza provoca la perdita di CONTROLLO del corpo è assolutamente sconsigliato mettersi alla guida di qualsiasi mezzo di locomozione (auto o moto che sia) e avventurarsi in tutto ciò che necessita una minima capacità di coordinazione dei movimenti (nuotare, correre in luoghi pericolosi, arrampicarsi o sporgersi).
Nicotina
COS’È
La nicotina è il principale principio attivo del tabacco, pianta a foglia larga che prospera nelle regioni subtropicali. La nicotina deriva dalla combustione del tabacco e dei suoi derivati; è uno stimolante potente e rapido. Attualmente viene consumata attraverso il fumo di sigarette, sigari, tabacco da pipa; in passato era più diffuso il consumo attraverso il tabacco da fiuto e da masticare.
EFFETTI RICERCATI
Un grammo di nicotina è da cinque a dieci volte più efficace, nel produrre cambiamenti di umore, che un’uguale quantità di anfetamine.
A 10 secondi dai primi «tiri» la nicotina raggiunge il cervello, e qui fa alzare il livello delle sostanze responsabili dell’assuefazione.
Come per eroina, cocaina, anfetamine e alcol, l’assunzione di nicotina aumenta la liberazione di dopamina, un «neurostrasmettitore del piacere». La dopamina, infatti, è strettamente connessa alla percezione di appagamento, di euforia e di soddisfazione.
Di solito la dopamina prodotta viene poi demolita dall’enzima mao-B, ma nel fumatore la nicotina interviene a impedire che l’enzima svolga il suo compito. Così il senso di piacere si prolunga.
Quando infine la dopamina viene riassorbita e si esaurisce, basta fumare ancora per far ricominciare il ciclo. La differenza tra nicotina ed eroina sta nel potenziale di dipendenza: se infatti la nicotina è più tossica dell’eroina, quest’ultima è più coinvolgente, perché, oltre agli effetti gratificanti, ha effetti emotivi più marcati rispetto alla nicotina.
RISCHI
La nicotina crea dipendenza fisica: lo ha ufficialmente riconosciuto il Surgeon General americano nel 1988.
A breve termine è possibile registrare: nausea, aumento del colesterolo, della pressione, delle pulsazioni, dell’acidità gastrica.
Rischi a lungo termine: cancro della cavità orale, della gola, dell’esofago, del polmone (questo anche nei fumatori passivi), del pancreas, dei reni, della vescica, dell’utero. Bronchite cronica, asma, enfisema, attacchi cardiaci, arteriosclerosi, ictus, ulcera duodenale, varicocele, amenorrea.
Probabile aumento della caduta dei capelli, ingiallimento dei denti, invecchiamento della pelle. Oggi nel mondo la nicotina e una lunga serie di sostanze tossiche inalate mentre si fuma uccidono TRE MILIONI di persone l’anno.
Il problema della dipendenza diventa molto grave quando si vuole smettere di fumare, perché in questo caso si manifesta una vera crisi di astinenza con una sintomatologia caratterizzata da voglia irrefrenabile di fumare, IRRITABILITÀ, aumento dell’appetito e difficoltà a dormire.
Normalmente un terzo delle sigarette viene indirettamente fumato da chi è nell’ambiente del fumatore.
SOCIALMENTE
Accendersi una sigaretta aiuta a togliersi dall’imbarazzo e interrompe la noia. In passato, fumare ha rappresentato il desiderio di indipendenza dei giovani prima e delle donne poi, diventando uno dei simboli di emancipazione e di modernità.
Spesso in occasioni SOCIALI, dopo il caffè o durante pause di attività, è un rituale abituale. Grazie alle varie campagne antifumo condotte, fumare tabacco è diventato sempre più impopolare e gli spazi per i fumatori si sono progressivamente ridotti. Varie cause sono state intentate a case produttrici di sigarette da parte di associazioni di consumatori, e in alcuni casi sono stati resi pubblici studi delle aziende produttrici in cui si evidenziava la dipendenza da tabacco e la nocività del fumo. Queste informazioni sono state tenute però nascoste.
Il consumo di tabacco tende quindi a ridursi nei Paesi industrializzati, e le aziende produttrici aumentano le esportazioni nei Paesi poveri, dove il consumo è in crescita.
In Italia, oltre al divieto di fumare nei locali pubblici (bar, ristoranti, uffici, scuole, ecc.), si è imposto l’obbligo che sul pacchetto di sigarette compaiano scritti i danni che le sigarette causano e il contenuto di nicotina e di CATRAME. Inoltre, alcune marche di sigarette con alto contenuto di nicotina non sono più in vendita.
PRECAUZIONI
Siamo abituati alla nicotina che è presente nella nostra vita quotidiana e tendiamo a non considerarla una droga, forse anche per il basso costo e la facile reperibilità, ma la dipendenza è dura da vincere e da molti anni sono presenti sul MERCATO varie terapie per smettere di fumare. Tuttavia, nessuna di queste sembra dare risultati definitivi se non collegata alla forza di volontà di smettere.
Popper
COS’È
Originariamente nitrito di amile o di butile, oggi in varie forme di nitriti, si presenta come un liquido contenuto in una fiala o boccetta colorata. Venduto solitamente nei sexy shop o come deodorante, anche se in verità non ha un buon odore.
Ci sono stati diversi sequestri di poppers in Italia, ma le formule di poppers sono varie e sono difficilmente inseribili in una tabella di sostanze vietate; l’illegalità del possesso è quindi controversa.
EFFETTI RICERCATI
L’assunzione attraverso inalazione produce una forte vasodilatazione che dà a chi lo usa una sensazione di caldo nel corpo, con un senso di euforia che dura pochi secondi.
RISCHI
Non si conoscono effetti di dipendenza fisica. Taluni sentono alla fine una forte stanchezza, mal di testa e vertigini.
Il liquido è pericoloso per la pelle e le mucose, e produce forti infiammazioni o addirittura ustioni.
Persone con problemi di cuore o con bassa capacità immunitaria non dovrebbero proprio usarlo. Il popper è altamente infiammabile ed è pericoloso usarlo in presenza di fiamma o calore.
Come per tutte le sostanze inalanti (benzina, colle, trielina, ammoniaca), l’abuso aumenta il rischio di danni alla salute: dal soffocamento ai disturbi al sistema nervoso centrale.
Psicofarmaci
COSA SONO
Gli psicofarmaci si dividono in alcune grandi categorie: neurolettici, antidepressivi, ansiolitici
NEUROLETTICI
EFFETTI
Sono potenti sedativi del sistema nervoso centrale. Vengono prescritti dai medici a persone che soffrono di deliri, allucinazioni, percezioni strane di se stesse e della realtà provocate da situazioni fortemente angosciose e stressanti che producono come conseguenza un grave senso di isolamento per l’impossibilità degli altri di condividere il loro vissuto. Questi sintomi sono simili a quelli che possono essere provocati dal consumo eccessivo di cocaina e di allucinogeni.
RISCHI
Scegliere da soli il neurolettico adeguato per tipo e dosaggio è sconsigliabile.
Infatti i disturbi provocati da cocaina o allucinogeni tendono a scomparire (tranne casi eccezionali che devono essere curati dallo psichiatra), e quindi è inopportuno assumere dei sedativi così potenti che possono provocare altri disturbi come rallentamento dell’attività mentale, impossibilità a concentrarsi, pesantezza degli arti, difficoltà a parlare. Si rischia di entrare in uno stato in cui comunicare con gli altri diventa difficile, può essere complicato anche solo alzare il ricevitore del telefono, le cose e le persone sono vissute con distacco, perdono di significato e si vive in una situazione di apatia e di spaesamento.
DEPRESSIONE E ANTIDEPRESSIVI
Molto spesso si parla della depressione come della «malattia del secolo» e di soluzioni miracolistiche. Quello che forse si dimentica di sottolineare è la differenza tra tristezza e depressione.
La tristezza è legata alla vita quotidiana e a tutte le sue difficoltà, è legata al dolore per le separazioni, i fallimenti, allo stress, all’identificazione con il dolore degli altri ed è percepita con dolore dal soggetto che la sta provando.
La depressione è una cappa che cala sulla mente di chi la prova e produce difficoltà a concentrarsi, pensieri tristi, insonnia, voglia di piangere, perdita dell’appetito, sensi di colpa, perdita del senso di valore di sé e della propria autostima. Chi è all’interno di una condizione depressiva difficilmente la riconosce come tale: il più delle volte sono gli altri che ci possono aiutare a riconoscerla.
EFFETTI
Gli antidepressivi (per esempio il Prozac) sono farmaci che tendono a intervenire sui sintomi specifici attraverso i quali si manifesta la depressione, e sono quindi da prescrivere sulla base delle situazioni individuali oltre che delle risposte specifiche di ognuno di noi ai farmaci.
RISCHI
I rischi sono legati all’assunzione senza prescrizione medica. Possono essere:
Gravi intossicazioni dovute alla tossicità dei farmaci.
Insorgenza di problemi nuovi e non valutabili: alterazione del sonno, stati confusionali, alterazione del sistema cardiocircolatorio, intossicazione da overdose (che può portare anche a convulsioni o coma).
Passaggio dalla fase depressiva a quella maniacale. Si passa da una situazione di completo disinteresse per il mondo a quella nella quale ci si sente molto eccitati e si vogliono fare tantissime cose senza portarne a termine nessuna, si rischia di prendere decisioni non sufficientemente motivate, ci sembra di non avere bisogno di dormire e per le nostre continue richieste si rischia di perdere la disponibilità degli altri nei nostri confronti. A questo punto rischiamo di avere bisogno di farmaci sedativi per ritornare alla condizione di normalità.
ANSIOLITICI
Fanno parte di questa grande famiglia tutte le benzodiazepine (Tavor, Valium, Minias, Darkene, Roipnol, En). I singoli farmaci si differenziano molto per modalità di presentazione, dosaggio, velocità e potenza d’azione, durata dell’effetto sul nostro organismo.
EFFETTI
Diminuzione dell’ansia, visione meno pressante, angosciante e immediata dei propri problemi. Rilassamento, torpore, sonno.
Con l’assunzione per via venosa e l’associazione con alcol, si cerca il miracolo di «spegnere la luce». Uno stato, cioè, nel quale tutto passa e noi non ci accorgiamo di niente; non abbiamo coscienza, non sappiamo cosa ci succederà e qualsiasi cosa accadrà noi non ci saremo.
RISCHI
Possono intervenire anche sul normale livello di attenzione e di capacità di percepire i pericoli e di attivare le difese.
Possono togliere il potere di critica e di indirizzo della propria vita. Le benzodiazepine danno forte dipendenza fisica e psicologica, sono difficili da scalare, perché in tal caso riaffiorano tutti i problemi, con in più il problema di liberarsi dalla dipendenza.
Inoltre, possono dare sonnolenza, scadimento della performance psicointellettiva, difficoltà di coordinazione motoria, minor rendimento nelle attività quotidiane, maggior rischio di infortuni o incidenti, particolarmente in associazione con alcol, accentuazione di problemi epatici.
PRECAUZIONI
Tutti questi tipi di farmaci sono facilmente reperibili e godono di una bassa critica sociale («sono farmaci ufficiali, li usano tutti»); questo non toglie nulla alla loro pericolosità e alla necessità di usarli secondo modalità precise.
ATTENZIONE
In primo luogo, ognuno di noi è diverso dagli altri e ha dunque bisogno di una posologia e di una categoria di farmaci adeguata. Quindi non automedichiamoci, perché un dosaggio troppo basso o troppo alto può avere effetti indesiderati e poco controllabili: è bene che l’assunzione, se necessaria, sia fatta sotto controllo medico.
L’uso di tali farmaci deve poi essere accompagnato da un adeguato sostegno morale e/o amicale; quando non stiamo bene, infatti, sono tante le cose che non vanno e non esiste farmaco che risolva i problemi del mondo! È invece più importante che qualcuno ci ascolti, entri in contatto con noi e ci aiuti dall’esterno a vedere le cose in modo diverso da come le vediamo noi.
Se proprio li usate da soli e poi volete toglierli, fatelo con gradualità. Quando un equilibrio si rompe all’improvviso, non può essere riacquistato di colpo.
Non mischiate psicofarmaci con altre sostanze o con alcol, e soprattutto non mettetevi alla guida.
Cosa dice la Legge
PRINCIPI GENERALI
Il consumo e il commercio degli stupefacenti in Italia sono regolati da una legge, la cosiddetta legge Fini-Giovanardi dal nome dei due promotori. La legge si caratterizza per l’inasprimento delle sanzioni relative alle condotte di produzione, traffico,detenzione illecita ed uso di sostanze stupefacenti, e per la contestuale abolizione di ogni distinzione tra droghe leggere, quali la cannabis, e droghe pesanti, quali eroina o cocaina.
In sostanza, oggi è reato :
La produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti e di sostanze psicotrope .
La legge ha introdotto una tabella nella quale è specificata la quantità di principio attivo presente nella sostanza discriminante rispetto alle sanzioni a cui verrà sottoposto il trasgressore. Al di sopra verrà punito penalmente, in quanto considerato spaccio; al di sotto della quantità indicata in tabella, verrà punito con sanzioni amministrative in quanto considerato “uso personale”.
Sanzioni penali previste:Il trasgressore in possesso di sostanze illecite con quantità di principio attivo maggiori a quelle indicate nella tabella è punibile con la reclusione da sei a venti anni e con la multa da euro 26.000 a euro 260.000.
Va inoltre ricordato che per il nostro ordinamento è considerata reato anche la cessione a titolo gratuito. Può pertanto essere sottoposto a procedimento penale anche chi semplicemente regali uno spinello a un amico.
Un’annotazione merita il cosiddetto consumo o acquisto di gruppo. Con tale espressione ci si riferisce al caso in cui un gruppo di amici decida di acquistare stupefacenti da consumare insieme o comunque da dividersi successivamente, delegando all’acquisto una sola persona. Con l’introduzione della quantità di principio attivo tale situazione che ha in passato creato molti dubbi interpretativi, risulta molto pericolosa.Attenzione !!!!
Sanzioni amministrative previste:
Se il trasgressore è esente da pene detentive, ha quindi una quantità di sostanza nel quale il principio attivo risulta essere minore da quello indicato in tabella verrà considerato un consumatore. L’uso personale non è privo, come già detto, di conseguenze: Chiunque venga trovato in possesso di stupefacente per uso personale sarà infatti convocato davanti al prefetto o suo incaricato e sottoposto, per un periodo non inferiore a un mese e non superiore a un anno, a una o più delle seguenti sanzioni amministrative:
a) sospensione della patente di guida o divieto di conseguirla;
b) sospensione della licenza di porto d’armi o divieto di conseguirla;
c) sospensione del passaporto e di ogni altro documento equipollente o divieto di conseguirli;
d) sospensione del permesso di soggiorno per motivi di turismo o divieto di conseguirlo se cittadino extracomunitario.
L’interessato, inoltre, è invitato a seguire il programma terapeutico e socio-riabilitativo o ad altro programma educativo e informativo personalizzato in relazione alle proprie specifiche esigenze, predisposto dal servizio pubblico per le tossicodipendenze competente per territorio in relazione al luogo di residenza o di domicilio.
Un’ultima precisazione: le sanzioni amministrative per chi consuma stupefacenti sul territorio italiano sono applicabili indipendentemente dal luogo in cui sono stati acquistati e cioè anche quando vengano acquistati in Paesi nei quali ne sia a vario titolo consentito o comunque non punito il commercio.
DETENUTI:
Ospedale e diagnostica
L’articolo 32 della Costituzione dispone: “La Repubblica tutela il diritto alla salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
Il diritto alla salute di coloro che si trovano in condizione di privazione della libertà trova quindi tutela e garanzia quale diritto inviolabile della persona. Tale tutela avviene nel contesto sociale dove la personalità dell’individuo trova espressione, e l’istituto penitenziario, concretizzandosi in una formazione sociale, é il luogo in cui il detenuto esplica la propria personalità.
Il servizio sanitario all’interno degli istituti penitenziari é previsto anche dalle Regole Minime dell’O.N.U. per il trattamento dei detenuti, approvate il 30 agosto 1955 (artt. 22-26) e ribadite dal Consiglio d’Europa il 19 gennaio 1973.
L’Amministrazione penitenziaria applica le norme della legislazione italiana relative all’assistenza sanitaria dei detenuti. Esse dettano principi e criteri organizzativi per l’adeguamento del sistema alle esigenze della popolazione detenuta e il criterio generale dell’integrazione tra il Servizio Sanitario Penitenziario e il Servizio Sanitario Nazionale, in modo che l’istituzione penitenziaria possa rispondere a qualsiasi esigenza anche avvalendosi di quello Nazionale.
L’articolo 11 della legge sull’Ordinamento penitenziario (L. 354/1975), stabilisce che ogni istituto sia dotato di “servizio medico e servizio farmaceutico rispondenti ad esigenze profilattiche e di cura della salute dei detenuti e degli internati e che disponga di almeno uno specialista in psichiatria”.
Con le espressioni “servizio medico” e “servizio farmaceutico” si deve intendere l’organizzazione in ogni istituto, anche di dimensioni ridotte, di un servizio che assicura un armadio farmaceutico, una infermeria, attrezzature diagnostiche e cliniche e la presenza continuativa di un medico, mentre gli istituti di maggior dimensione, dispongono di strutture sanitarie organizzate e personale presente nell’intero arco della giornata e possono disporre di Centri Diagnostici Terapeutici.
Sempre nell’articolo 11 si definiscono le attività sanitarie interne agli istituti:
1) l’obbligo di visita all’ingresso nella struttura;
2) la discrezionalità di visita medica dei detenuti indipendentemente da richiesta;
3) la disponibilità del medico per le visite quotidiane dei malati;
4) l’adozione di misure per l’isolamento sanitario in caso di malattie contagiose e nel rispetto delle norme in tema di malattia psichiatria e salute mentale;
5) particolare attenzione alla tutela della salute delle detenute madri e dei loro figli.
Lo stesso articolo 11 prevede che, nell’ipotesi in cui gli interventi diagnostici o terapeutici, non possano avvenire nell’ambito dell’istituzione penitenziaria, è consentito il trasferimento del paziente-detenuto in ospedale o in altro luogo esterno di cura.
L’assistenza sanitaria può dunque essere organizzata in “collaborazione con i servizi pubblici sanitari locali ospedalieri ed extraospedalieri, d’intesa con la Regione e secondo gli indirizzi del Ministero della Sanità”.
Anche l’articolo 7 della legge 296\1993 prevede l’istituzione di reparti ospedalieri destinati ad ospitare i detenuti per la cura delle patologie che non possono essere affrontate in ambiente penitenziario.
L’organizzazione del servizio
L’innovazione del servizio sanitario penitenziario é iniziata nel 1992, con il raggruppamento delle attività dell’istituto penitenziario in aree individuate in base ai diversi fini istituzionali.
Tra le diverse aree é stata individuata l’area sanitaria con l’obiettivo di adeguare il servizio al bisogno di salute psicofisica dei detenuti e degli internati. Il servizio infatti non può essere considerato di ausilio per il perseguimento di altri scopi come quello della sicurezza e del trattamento, pur tenendo conto della peculiarità del contesto. L’area sanitaria fa parte del “tessuto connettivo” degli istituti penitenziari, e mediante la collaborazione e l’integrazione il fine particolare che persegue deve confluire nel fine generale dell’istituzione carcere.
L’assistenza sanitaria per i detenuti e gli internati è assicurata in ogni struttura detentiva con la presenza di personale medico e paramedico.
All’area sanitaria appartengono le seguenti figure professionali:
1) medici incaricati;
2) medici di guardia;
3) medici specialisti;
4) infermieri professionali e generici;
5) ausiliari socio sanitari;
6) farmacisti;
7) personale tecnico.
Considerando la diversa capienza degli istituti penitenziari, l’Amministrazione ha organizzato tre diversi livelli di assistenza in modo il più possibile uniforme sul territorio nazionale:
1) le strutture sanitarie di primo livello: negli istituti in cui sono presenti fino a 225 detenuti, la presenza di personale sanitario é per buona parte della giornata;
2) le strutture sanitarie di secondo livello: negli istituti in cui sono presenti oltre 225 detenuti, è previsto un servizio sanitario continuativo per 24 ore al giorno;
3) le strutture sanitarie di terzo livello: strutture penitenziarie di grandi dimensioni, sede anche di centri clinici, in grado di affrontare necessità mediche di particolare rilievo e in taluni casi anche chirurgiche.
Queste strutture sanitarie corrispondono ai Presidi sanitari. La diversità delle realtà locali ha portato alla recente istituzione di una nuova struttura: l’Unità Operativa di Sanità Penitenziaria regionale.
L’Unità Operativa svolge un’azione di coordinamento, di pianificazione, di attuazione dei programmi di intervento, di verifica dei risultati delle attività realizzate, di potenziamento dei servizi assistenziali specifici per la popolazione detenuta mediante l’instaurazione di forme di integrazione con le strutture del servizio sanitario nazionale e i servizi socio-familiari del territorio.
Il riordino del servizio
Nel 1998 l’avvio della riorganizzazione del Sistema Sanitario Nazionale coinvolge anche l’organizzazione penitenziaria. (Si veda la legge delega 30 novembre 1998 e il decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230, di attuazione della delega, che indica le linee di indirizzo per il riordino del servizio sanitario penitenziario).
Ogni istituto entra nella sfera di competenza territoriale della Azienda Sanitaria Locale e tutti i detenuti hanno l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale e l’esenzione dal pagamento del ticket.
L’iscrizione obbligatoria al Servizio Sanitario Nazionale, é prevista anche per gli stranieri, limitatamente al periodo detentivo. Essi “hanno parità di trattamento e piena uguaglianza di diritti rispetto ai cittadini liberi, a prescindere dal regolare titolo di permesso di soggiorno in Italia” (art. 1, comma 5, Decreto legislativo 22 giugno 1999 n. 230).
L’assistenza sanitaria richiede la collaborazione tra l’Amministrazione della giustizia e gli enti competenti nella gestione del Servizio Sanitario Nazionale per l’attuazione degli obiettivi previsti dai Piani sanitari anche attraverso sistemi di informazione ed educazione sanitaria.
Il Ministero della Sanità esercita funzioni di programmazione, di indirizzo e coordinamento del Servizio Sanitario Nazionale negli istituti;
Le Regioni esercitano funzioni di organizzazione e programmazione e il controllo sul funzionamento;
Alle Aziende Sanitarie Locali sono affidati la gestione e il controllo dei servizi sanitari negli Istituti. Il Direttore Generale dell’Azienda risponde della mancata applicazione e dei ritardi nell’attuazione delle misure di assistenza sanitaria penitenziaria.
L’Amministrazione Penitenziaria infine ha una funzione di controllo, interviene per segnalare alle Autorità sanitarie locali, regionali e direttamente al Ministero della Salute i casi di inerzia e per l’attivazione dei poteri sostitutivi.
All’Amministrazione Penitenziaria compete anche la funzione di garanzia della sicurezza negli Istituti e nei luoghi esterni di cura e l’individuazione del personale medico e sanitario da destinare al servizio sanitario penitenziario.
Le risorse finanziarie, iscritte nello stato di previsione della spesa del Ministero della Giustizia, é previsto siano trasferite al Fondo sanitario nazionale (articolo 7 del D. Lgs. 230/1999), e il trasferimento delle corrispondenti funzioni deve avvenire in modo progressivo attraverso due fasi:
1) la fase del trasferimento dal Ministero della Giustizia a tutte le Aziende Sanitarie Locali, delle funzioni relative alla prevenzione generale e alla diagnosi e terapia delle tossicodipendenze;
2) la fase dell’individuazione di almeno tre regioni cui trasferire in forma graduale e sperimentale anche di tutte le altre funzioni sanitarie.
Per attuare la prima fase, nel dicembre 1999, i Ministeri della Sanità e della Giustizia, dispongono il passaggio delle competenze in materia di prevenzione, diagnosi e terapia dall’Amministrazione penitenziaria alle Aziende Sanitarie Locali, ma non il trasferimento delle relative risorse finanziare (previsto dall’art. 7 del D. Lgs. 230/1999).
Per attuare la seconda fase, nell’aprile 2000, i Ministeri della Sanità e della Giustizia, individuano le tre regioni per la sperimentazione: Toscana, Lazio e Puglia. In seguito aderiranno anche Emilia Romagna, Molise e Campania. Nel maggio 2000 é pubblicato il Progetto – obiettivo per la tutela della salute in ambito penitenziario che indica come settori prioritari d’intervento per il Servizio sanitario Nazionale le aree di intervento già presenti nella medicina penitenziaria:
la prevenzione;
l’assistenza medica generica;
la medicina d’urgenza;
le malattie psichiatriche;
la tossicodipendenza;
i problemi degli immigrati in carcere;
le malattie infettive;
l’assistenza ai minori;
le attività di riabilitazione.
Attualmente sono in corso i lavori della Commissione istituita con Decreto interministeriale 16 maggio 2002 di nomina della Commissione di studio Ministero della Giustizia-Ministero della Salute per il rinnovamento del servizio sanitario penitenziario con la finalità di rinnovare i metodi organizzativi e la qualità del servizio sanitario penitenziario, tenendo conto dell’esito delle sperimentazioni effettuate.
Il giorno 20 Marzo 2008, la Conferenza Unificata e la Conferenza Stato Regioni tra le Diverse Intese e Accordi approvate in Materia di Assistenza Sanitaria hanno sancito l’intesa sulla riforma della sanità penitenziaria.
L’intesa prevede l’equiparazione sotto il profilo della tutela del diritto alla salute tra i cittadini in stato di detenzione e tutti gli altri utenti del SSN.
Approvando i testi stilati dopo lunghi mesi di lavoro e condivisione del Gruppo Tecnico Interministeriale istituito in seno al Ministero della Sanità che ha visto la partecipazione di tre rappresentanti delle Regioni (Lazio, Toscana, Calabria), dei Ministeri dell’Economia, Funzione Pubblica, Giustizia, ARAN.
FONTE DI RIFERIMENTO: Ministero della Salute